Non ebbi dubbio alcuno, non appena il pastore varcò la mia soglia lo rimproverai per essere quello che era e per gli abbigliamenti che portava e per i sermoni che enunciava e per l’intollerabile odiosa dannazione che emanava il suo flaccido corpo da misero eunuco qual era. Egli, l’eunuco, chiosò le sue ragioni e vagheggiò sul suo supposto dio chimerico, ripetendo, come fin da bambino seppe fare, le mendaci illusioni che gli furono istruite dai padri anziani. La certezza in cui viveva mi nauseò e l’almanaccai:
Gli narrai infatti ciò che accadde ad Augusto Colite, che pregò tutta la notte santa Rita e la mattina agevolò la scelta d’intossicare il suo gatto prediletto pur di non vederlo mangiare il topo che l’indispettiva. Oppure la storia di Tivo Motosega che preferì bastonare, vergare, flagellare, inchiodare ed arrostire su di un braciere il suo figliuolo amatissimo pur di assicurargli una beata beatitudine post mortem spettante ai martiri, come al beato San Lorenzo perseguitato da Valeriano. O invece descrissi la favola dell’inficiata Dora, la quale fu promessa in sposa ad un esecrabile cane idrofobo e collerico, impudico e lussurioso, il quale non poté sopravvivere all’ invereconda castità della sua consorte, qualità dettata dalla minuziosa e particolareggiata conoscenza della beata vergine Francesca Mézière.
Egli, l’eunuco prete pastore, con il suo ghigno ingannevole, approvò la scelta dei protagonisti delle mie narrazioni, ed espresse il desiderio di poter alleviare una sua fame inattesa, ed io per ringraziarlo saziai il suo improvviso appetito con delle magiche polpette che preparai all’istante, le quali, oltre che a sfamarlo, esaudirono il suo più sacro desiderio e ricoprirono il suo corpo di pustole dolorose che emettevano incessantemente un liquido sieroso, biancastro fetido e nauseabondo. Egli morì dopo aver celebrato incalcolabili messe in condizioni di disperazione pestilenziale così fu nominato nuovo patrono di Gubbio con il nome di Ubaldo secondo, identico al primo ma eunuco, dunque, per gli abitanti, decisamente migliore.
Me ne andai felice per la mia strada solamente dopo aver sterminato fino all’ultimo ogni autoctono eugubino.
lunedì 6 dicembre 2010
giovedì 2 dicembre 2010
La bestemmia
Conobbi le brezze marine del Caucaso e precepii un divulgare di anatemi sacrilegi, conobbi le alte giogaie ombrose nei pomeriggi di maggio sotto un sole rovente e udii bestemmie venir fuori dagli alberi e dalle tane del rospo, conobbi lande desolate e non ascoltai altro che vituperi e imprecazioni giungere dalle rocce e dal florido terreno. Un tempo distinsi una croce crocefiggere altre croci che a loro volta si crocifiggevano ed anche in quel momento, non udii altro che maledizioni, eresie e bestialità venir fuori dal legno e dai chiodi e sentii imprecare i tarli che mangiavano le croci e la mia anima fu invasa dall’immenso freddo, poiché il calore dagli anatemi era rapito. Vagai per le frondose foreste e vidi cagne violentate dagli alberi e dalle rocce, vidi il materializzarsi dell’imprecazione, nacque l’impensabile animale biforcuto, terribile a vedersi, indesiderabile ma perfetto. Lo riconobbi dal suo odore bestiale e dalla sua bestiale mancanza di fetore, dalla sua inestimabile deformità e dalla sua rarissima leggiadria. Esso mi guardò affatto stupefatto e, curvatosi, defecò in un pitale marrone.
mercoledì 1 dicembre 2010
Madre Teresa
L’incredibile orribile era sul punto di crepare, disconobbe il suo mistero e rinnegò la sua statura, rifiutò la sua andatura e contestò l’oltraggioso appellativo che le fu dato il giorno della sua comparsa tra i santi “Madre Teresa”. Essa non ebbe alcuna titubanza ma l’imprevista decadenza della sua indecenza le permise di disattendere il terrificante tragico compimento del suo ineccepibile e indiscutibile ostico destino. Essa difatti presentendo ciò che le stava sopraggiungendo si risolse occupandosi alla composizione ardita di maledizioni e vituperi e imprecazioni contro ogni autorità ecclesiastica. In punto di morte, rivolse agli astanti l’antica preghiera di non disimparare le ultime volontà e formulò gli anatemi anticristiani. Così ora io ve li tramando tremando e rabbrividendo, poiché il ricordo della loro nascita coincide con il trapasso di una vecchia passeggiatrice zoccola, peripatetica e mignotta, sgualdrina mondana e bagascia, meretrice e prostituta battona.
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