domenica 12 settembre 2010

Il paradiso

Dopo anni di tentativi, prove e riprove, ginnastiche ed esercizi, moti e movimenti, allenamenti e addestramenti, chinando il capo e per l’ennesima volta sfiorando il pavimento mi accorsi di essere piombato in paradiso. Proprio in quell’occulto paradiso sognato e desiderato da tutta l’umanità. Sprofondai in mezzo ai santi e ai beati e agli angeli, tutti intenti nel guardare l’ultraterrena, l’illustre e gloriosa luce divina. Il silenzio e la pace erano terribili, la quiete e l’oblio echeggiavano da ogni anima estasiata e paga dell’allucinante visione trascendentale.
Non sapendo però che farmene di tutta quella luce e nauseandomi guardai il mio soprannaturale orologio anale e scoprii che il livello di tedio aveva ormai raggiunto il sommo grado e l’apogeo così escogitai una trovata che mi normalizzo i valori vitali. Infatti, dopo aver eseguito numerosi esercizi di allungamento, stretching e contrazioni muscolari, prolungai l’asta fallica del mio nobile corpo facendola fuoriuscire dai pantaloni, l’afferrai con vigore e la vibrai in aria accumulando potenza e solo dopo esser certo di creare gravi lesioni, frustai il palo della luce divina facendola momentaneamente spegnere.
Ci furono attimi di panico, ogni anima si risvegliò e non sapendo più che fare mirava con occhi spalancati la mia asta, ed ancor prima di rendersi conto e dunque realizzare il mio operato vidi un immenso strofinare d’occhi e nessuno rimase a sedere dove stava, ognuno si alzava e si stirava le membra, sbadigliava e andava via, vi fu una gran fila al gabinetto paradisiaco, qualche facinoroso incominciò a calciare i cancelli urlando a San Pietro che non gliel’avrebbe fatta passare liscia, ma non appena i cancelli furono aperti ogni anima scivolò via con l’intenzione di non ritornare mai più.
Qualche attimo dopo però, la luce celestiale si riaccese, qualche nuovo venuto si rimise a sedere nei posti lasciati liberi e pian piano si andava riempiendo ogni spazio, nessuno protestò per l’accaduto e tutto stava tornando alle vecchie abitudini, così, esasperato, vomitai e defecai in un melone, feci congelare il tutto in un frigorifero celestiale e con la mia brutale e feroce fionda poderosa scaraventai la mia bomba biologica contro la luce, il paradiso si fece cupo e svanì ogni cosa con la stessa celerità di come era stata creata, mai più chinai il capo e me ne andai felice per la mia strada.