giovedì 25 giugno 2009

L'accattone

Galoppando per la via Emilia m’imbattei in un maledetto mendicante. Vestito come un pezzente, maleodorante, balbuziente e credente. Esso mi disse di essere stato di famiglia perbene, quasi ricco, e dopo aver ereditato ogni cosa la regalò ai poveri che incrociavano il suo cammino e così, in poco tempo, gli rimasero solamente degli stracci addosso e dei sandali nauseabondi. L’amore per il prossimo era stato il suo unico proposito e ora chiedeva unicamente qualche cosa da mangiare per continuare a vivere, era certo, mi confidò, che tutto il bene che aveva fatto gli sarebbe ritornato, e Gesù Cristo non l’avrebbe mai abbandonato. Rimasi perplesso un istante, mi guardai attorno e lo colpii con un potente fendente alla mandibola, il mendicante cadde a terra in lacrime e rialzandosi pregò il suo Dio che il dolore svanisca in fretta, colsi l’occasione per screditare le sue fantasie e lo trafissi con uno stecco proprio in mezzo al corpo, avendo cura, è chiaro, di non danneggiare organi vitali. Lo percossi a lungo, lo bastonai per ore, lo ferii, lo ustionai, gli strappai via i denti e facendo ciò lo ricoprii di diaboliche bestemmie, che pareva facessero soffrire il mendicante più delle percosse. Appena ebbi terminato la mia predica, l’accattone, con un filo di voce, mi chiese il motivo di tanta gratuita violenza, in risposta me ne andai felice per la mia strada sfigurandolo con un calcio ben assestato diritto negli occhi.

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