giovedì 30 luglio 2009

L'ostia

Peto la Bomba analizzò per ore il noioso sermone del vescovo durante la messa di natale ma non riuscì in alcun modo ad ottenere qualche cosa di attinente alla sua ricerca, dunque scandagliò i reconditi intestini della sua latrina nauseabonda ma rimase interdetto non trovandovi in essa la Grande risoluzione che si aspettava.
Peto infatti visse per anni con l'unico obiettivo di trovare una risposta alla domanda: la merda, dove va?? Lo sapeva bene che una volta fuoriuscita dall'apertura aborale del suo corpo avrebbe galleggiato estasiata sull'acqua del water, ma poi, dopo aver tirato lo sciacquone, essa se ne sarebbe svanita dalla sua vista per non si sa quale meta, e ciò lo faceva vaneggiare, sognava che un giorno avrebbe trovato un posto beato con tutte le merde del mondo, quel dì sarebbe stato felice.
Entrando in chiesa ogni domenica vedeva tanta gente perbene, pronta a fare del bene, ma in una circostanza la sua sorpresa fu enorme quando riconobbe nell’ostia della comunione che si accingeva a compiere un suo vecchio escremento perduto giorni prima nel machiavellico intreccio dei tubi della sua toilette.
Dopo decenni di inchieste, sequestri, intercettazioni e segrete indagini si apprese che ogni escremento finiva sotto la cupola del vaticano, dove veniva rimescolato, soffocato, ripreso, unto, manipolato, incenerito, miscelato, masticato e ricombinato fino a divenire un’ostia, che veniva benedetta con l’urina del papa, pronta per la comunione dei fedeli.

martedì 14 luglio 2009

L'Iphone

Fra Merdaro era un brav’uomo, il saio che portava, simbolo di povertà, lo ostentava alla gente comune che in lui vedeva una persona attraente, un frate buono. Il giorno del suo settantaquattresimo genetliaco si recò in città con il suo solito passo ballonzolante e il suo gaio e cortese sorriso sorridente, visitò due malati terminali portandogli quel mendace conforto che solo un santo pio devoto può dare, pregò per ore il suo supposto e sofisticato Dio chimerico, si rifocillò con un gelato pestilenziale che aveva conservato per anni dentro uno stivale appestato, ed acquistò un Iphone, ne rimase folgorato. Infatti, dopo averselo infilato nella tenebrosa apertura aborale delle sue membra, il maliardo cellulare incantato, dotato dei prodigiosi poteri portentosi congegnati dalla Apple trovò da se una linea wi-fi non protetta nominata “ammazzafratemerdaro”, si collegò ad internet e visitò senza tregua il blog di Bebbe Grillo e un astuto sito e-commerce tailandese dedicato alla diffusione e alla vendita dei nuovissimi cellulari anali. Vibrò per ore fino a che non si liquefece portando alla detonazione del gps e all’implosione di Frate Merdaro fino a far rimanere di lui null’altro che il suo marmoreo cuoio cappelluto e i suoi costosissimi occhiali dorati tempestati di diamanti e di uno sterco fossilizzato risalente alla metà del quindicimila avanti cristo.

sabato 4 luglio 2009

Il burrone


Cavalcando il mio poderoso biciclo ignoravo quale sia il dolore lancinante provocato dalla caduta in un dirupo o dal rimanere fulminati, o dal perire mangiati dal leone, eppure la vita mi appariva lieta anche senza sapere queste cose e sorridevo al pensiero del futuro. Così con il sorriso tra le labbra preparai uno scherzo. Vidi due persone camminare lungo la strada con dei libri in mano, mi nascosi velocemente dietro un grosso macigno, quando si furono avvicinate le chiamai fingendomi in pericolo, esse accorsero e mentre aggiravano il macigno con uno sgambetto le feci precipitare in un grosso anfratto abissale. Rotolarono per mille metri sulle rocce acuminate e sugli alberi scabrosi e finirono la loro corsa in un fiume micidiale, infatti avevo collocato in esso i cavi dell'alta tensione facendo in modo che ogni cosa che si fosse bagnata nel fiume si sarebbe folgorata, e così fu, i due passanti saettarono in orbita colpiti da mille convulsioni e caddero proprio nella tana di un leone che li sbranò con grande appetito e con mio grande piacere. Di loro rimasero solamente i volantini di Torre di guardia e un'inutile libraccio divulgativo di terz’ordine su come ebbe origine la vita.